Record di morti, niente scuse: il governo deve risponderne

1.076 morti ogni milione di persone. Il lugubre dato fa dell’Italia il secondo paese messo peggio in Europa e il terzo nel mondo. Abbiamo mandato in giro forze dell’ordine a sorvegliare bar e piste ciclabili, ma non abbiamo guarito chi si è ammalato. Il nostro “indice di severità” è pari a 79,6, in linea con dittature come quella venezualana. Colpa delle cure a base di solo paracetamolo e degli ostacoli messi all’uso di terapie efficaci. Occorrerebbe una commissione d’inchiesta per portare a galla tutte le deficienze della strategia governativa.

La narrazione ufficiale dell’epidemia da Covid come sappiamo bene è quella di un microrganismo spaventoso, un virus-killer che sta mietendo vittime in ogni parte del mondo e nei confronti del quale non c’è cura. Ma se andiamo a vedere i dati epidemiologici, alzando lo sguardo oltre i confini italici, ci possiamo accorgere di una realtà che non è esattamente quella raccontata dalle fonti ufficiali. Ci possiamo accorgere che l’Italia è in una situazione pesante ma non perché il virus qui abbia una virulenza maggiore, abbia delle varianti micidiali e più letali. Di letale c’è solo – ma purtroppo questa è la spiegazione – il governo.

L’Italia nel rapporto fra numero di decessi e popolazione, è la seconda messa peggio in Europa. Davanti c’è solo il Belgio. E quel che è peggio è che è la terza nel mondo in questa lugubre classifica. Nel dettaglio, l’Italia ha registrato 1.076 morti ogni milione di persone, Dopo i 1.548 del Belgio, e i 1.108 del Perù. Appena sotto il podio ci sono la Spagna con 1.019, e quindi Bosnia e Nord Macedonia, rispettivamente, a 1.006 e 1.005. 

E gli Stati Uniti di Trump? Molto indietro in classifica, con 886. Più indietro ancora il Brasile di Bolsonaro, un altro Paese sempre additato come terra di sciagura pandemica a causa delle scelte del proprio leader. Sfogliando la classifica, troviamo un altro dato molto significativo: quello della Svezia. Nel Paese che ha suscitato l’esecrazione dei cultori del lockdown, a causa della propria scelta di limitare quanto più possibile le restrizioni sui movimenti e sulle attività, il rapporto dei morti sulla popolazione si ferma a 744 decessi per milione d’abitanti.

Infine, fanno impressione i dati dei Paesi del Sud del mondo, i Paesi poveri, spesso al centro della retorica di chi vorrebbe anche una precedenza nell’assegnazione dei salvifici vaccini ai poveri. Per comprendere la gravità del numero italiano occorre volgere lo sguardo all’Africa. In questo continente, il paese con maggior numero di decessi risulta essereil Sudafrica, uno dei Paesi tra l’altro col più alto livello di benessere, con 390 morti per milione di abitanti. Altri paesi dell’Africa mediterranea, lamentano situazioni meno preoccupanti. L’Algeria, ad esempio, quale l’Algeria ha 59 decessi per milione di abitanti. Dati impressionanti. La letalità per Covid in Africa è un ventesimo di quella dell’Italia degli ospedali di eccellenza, delle terapie intensive, del sistema sanitario presente capillarmente sul territorio, almeno sulla carta. Come si spiega tutto questo? La risposta è una sola: la strategia con cui il governo italiano ha affrontato l’epidemia è stata completamente sbagliata.

Inutile che i cantori della magnifiche sorti e progressive del governo Conte cerchino di accampare scuse. Non vale, ad esempio, la motivazione che l’Italia ha una popolazione più vecchia. Può valere nei confronti dei Paesi africani o sudamericani, ma non nei confronti di altri Paesi europei o del Giappone, realtà demograficamente simili se non addirittura più anziane della nostra. Semmai, l’evidenza che è sotto gli occhi di tutti ora, quella cioè che l’Italia è un Paese con una consistente fetta di popolazione anziana, dato che circa il 23% della popolazione italiana è composta da over 65, mentre l’aspettativa di vita raggiunge gli 83 anni, avrebbe dovuto portare da molto tempo ad interventi significativi di incentivazioni alle politiche familiari, cosa che non è mai avvenuta.

Anzi: coloro che segnalavano il problema dell’inverno demografico venivano additati e ridicolizzati come dei cattolici retrogradi e “familisti”. Troppo a lungo si è ignorata la questione di una popolazione anziana  affetta da seri problemi di salute. In Italia il 71% degli over 65 ha almeno due problematiche di salute e quasi la metà degli individui in questa fascia d’età assume circa cinque farmaci al giorno.

Questo tipo di popolazione avrebbe dovuto essere messa in sicurezza, e invece il Governo ha clamorosamente fallito. Ha fallito a partire dalle strategie con cui affrontare il virus. Il sistema sanitario si è barcamenato tra ospedali lasciati riempire da persone che avrebbero potuto essere curate a casa. E’ venuta meno la rete territoriale; sono state dati ai medici di base  indicazioni terapeutiche incredibilmente soft.

Migliaia di persone sono finite in terapia intensiva dopo aver assunto per giorni solo paracetamolo, fino a quando il virus non aveva creato danni all’organismo spesso irreparabili. Si è ostacolato in ogni modo l’uso di terapie che avevano mostrato anche in altri Paesi la loro efficacia e la loro validità. Negli scorsi giorni, il ministro Speranza invece se l’è presa con la mancanza di medici: “Il problema più grande è la mancanza di medici”, ha detto “puoi acquistare maschere, respiratori e indumenti protettivi sul mercato internazionale, ma non puoi comprare medici, non puoi comprare infermiere, non puoi comprare personale”. Già, ma lo puoi programmare. Così come puoi utilizzare meglio l’esistente, permettendo che possa utilizzare terapie adeguate e non fermarsi al paracetamolo. Puoi aumentare i posti letto, puoi migliorare la rete territoriale.  

E che dire della strategia del lockdown? La Blavatnik School of Government di Oxford ha assegnato all’Italia un “indice di severità” pari a 79,6 (la scala massima arriva a 94), in linea con dittature come quella venezualana. Il lockdown all’italiana, durissimo e militarizzato, non è evidentemente servito ad evitare la sorte di essere la terza peggiore situazione epidemica del mondo. Ma anche qui il dato va incrociato con altre evidenze: se l’Italia è al terzo posto per maggior letalità, dal punto di vista del tasso di contagi invece è al trentacinquesimo posto. Cosa significa questo? Che magari si riesce un po’ di più rispetto ad altri a contenere la diffusione, anche a motivo delle ben note misure liberticide, ma non si riesce a guarire efficacemente chi si ammala. L’Italia è bravissima nel mandare in giro forze dell’ordine a sorvegliare i bar e le piste ciclabili, ma non altrettanto a guarire chi si ammala.

L’elenco di errori potrebbe continuare ancora. Il risultato però è questo dato spaventoso e ingiustificabile che fa dell’Italia un Paese dal quale fuggire per mettere in salvo la propria vita. O meglio ancora: un Paese che ha assolutamente bisogno di un cambiamento, non più differibile. Occorrerebbe una commissione d’inchiesta per portare a galla tutte le deficienze della strategia governativa.

Nel corso dell’epidemia lo stesso governo ha fatto ampio uso di un linguaggio bellico e militarista, il linguaggio retorico delle “trincee” della “prima linea”, dei “caduti” che non ci appartiene. Ma se volessimo per una volta utilizzarlo, dovremmo dire che ciò che è avvenuto in Italia è stata una vera e propria Caporetto sanitaria. E dopo Caporetto, è bene ricordarlo, si fece un po’ di pulizia tra i vertici militari.

Paolo Gulisano

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