Vaccini anche ai giovani? C’è chi, in Europa, dice no

Dopo la morte, per trombosi, di Camilla Canepa, ragazza sana di 18 anni, a seguito della vaccinazione con AstraZeneca, si è riaperto il dibattito sulla vaccinazione ai giovani. I rischi valgono i benefici, in una fascia di età che non rischia di morire di Covid, se non in rarissimi casi e in presenza di altre patologie gravi? In Germania e in Svezia il problema se lo stanno ponendo e le autorità sconsigliano di vaccinare ragazzi sani. Mentre in Italia continua la retorica della vaccinazione di massa, anche per i minorenni, con punte di retorica da guerra e la collaborazione attiva di pediatri, insegnanti e genitori. 

Camilla Canepa, la diciottenne di Sestri Levante colpita da una grave forma di trombosi, non ce l’ha fatta. Camilla era stata appena vaccinata in occasione di uno dei vari “Open  Day” per adolescenti e giovani organizzati a fine maggio. Kermesse vaccinali di massa dove oltre che Pfizer è stato utlizzato come vaccino anche AstraZeneca, nonostante che la stessa AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, ancora il 26 maggio scorso nel suo ultimo report aveva sottolineato con chiarezza che i due vaccini a vettore virale, Vaxzevria, ex AstraZeneca, e Jannsen di Johnson&Johnson sono raccomandati solo per le persone che hanno più di 60 anni.

E’ auspicabile quindi che la morte di una ragazza sana di diciotto anni susciti delle riflessioni in ambito medico e politico. In alcuni Paesi ciò sta già avvenendo. In Germania, ad esempio. Il Robert Koch Institut, organizzazione responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive in Germania, ha intenzione di raccomandare la vaccinazione solo a ragazzi e bambini con specifiche patologie pregresse. Per l’autorevole istituto scientifico tedesco, che fa capo al Ministero federale della Salute tedesco, la vaccinazione anti Covid sarebbe indicata nei ragazzi solo per determinate categorie fragili, che potrebbero presentare un decorso complicato in caso di Covid, in particolare adolescenti che soffrono di obesità o patologie del sistema immunitario, oppure a chi ha manifestato insufficienza cardiaca, alcune forme di ipertensione e per le malattie in cui la funzione polmonare è compromessa in maniera permanente, così come per alcune patologie renali. Per gli altri ragazzi, alla luce delle evidenze epidemiologiche che evidenziano tra i giovani sotto i 20 anni una mortalità dello 0,0003%, i benefici delle vaccinazioni non superano i rischi.

L’attenzione dell’Istituto Koch va soprattutto sui vaccini a mRna, il Pfizer e il Moderna. Per gli esperti dell’Istituto non è stata ancora chiarita la questione degli effetti collaterali. I test di fase due della Pfizer-Biontech hanno coinvolto poco più di duemila bambini. Si tratta di un campione insufficiente a determinare effetti collaterali rari o tardivi. E nonostante il sistema immunitario sia solitamente maturo a dodici anni, si tratta di persone che stanno ancora crescendo. Non sono uguali agli adulti. Ed è piuttosto verosimile che alcuni effetti collaterali siano più frequenti tra bambini e adolescenti.

Non è solo in Germania che emergono preoccupazioni e raccomandazioni prudenziali nei confronti delle vaccinazioni anti Covid nei bambini e nei ragazzi. In Svezia un gruppo di 28 esperti medici ha esortato, in una lettera aperta inviata al quotidiano Göteborgs-Posten, a vaccinare solo i gruppi a rischio contro Covid-19, ma non i giovani e i sani. Gli studiosi hanno sostenuto che gran parte della popolazione mondiale ha già sviluppato una qualche forma di immunità al Covid. “Pertanto, dovremmo vaccinare solo coloro che hanno 65 anni e più o sono a rischio. Altrimenti rischiamo di ripetere gli errori fatali della vaccinazione antinfluenzale suina”, hanno scritto gli esperti, facendo riferimento alla campagna vaccinale contro la minaccia allora annunciata di una pandemia di un nuovo virus influenzale (denominato A/H1N1), derivante da suini. Venne sviluppato in tempi record un vaccino che fu somministrato in 90 milioni di dosi. In Europa, e in particolare nei paesi nordici, come la Svezia, comparvero  dopo queste vaccinazioni numerosi casi di narcolessia nei giovani, un problema di tipo neurologico. Gli esperti svedesi hanno citato il rischio di sviluppare anche altri fenomeni ormai noti dalle migliaia di segnalazioni: coaguli sanguigni fatali ed emorragie, riscontrati come effetti collaterali di diversi vaccini, tra cui AstraZeneca, e hanno esortato a non ripetere l'”errore della narcolessia” e a non vaccinare inoculare i giovani e i sani, così come quelli che hanno già avuto il Covid e godono di una qualche forma di immunità.

Questo in Germania e in Svezia. E in Italia? A pochi giorni dall’introduzione dei vaccini anti Covid per i ragazzi fino a 12 anni, i risultati sembrano confermare quanto potenti ed efficaci siano stati i mezzi di persuasione sulle vaccinazioni. I media ci hanno mostrato con surreale soddisfazione le resse dei giovani per entrare nei palazzetti e nei luoghi deputati alle vaccinazioni, rievocando nei loro commenti la retorica di un tempo, quando nel 1915 o nel 1940 si plaudiva ai giovani che andavano ad arruolarsi volontari per partire per il fronte. In realtà i giovani che corrono a farsi vaccinare lo fanno per un motivo diverso: per poter avere il lasciapassare per le vacanze, per prendere l’aereo per Ibiza o Santorini, o semplicemente per Rimini o per la Versilia. Se questo è ciò che è nelle speranze degli adolescenti maggiorenni, per i minorenni ci pensano le mamme: sono numerosissimi i genitori di ragazzi tra i 12 e i 18 anni che si affrettano a prenotare il vaccino per i figli. Probabilmente è anche per avere di nuovo libertà di movimento e una vita più simile a quella precedente che i genitori fanno pressione per vaccinare bambini e adolescenti.

Le vaccinazioni permetterebbero ai bambini e ai ragazzi d’incontrare di nuovo i loro amici senza limitazioni e, fatto più importante, di tornare a scuola senza preoccupazioni dopo un anno e mezzo di privazioni. Molti genitori inoltre ritengono che per settembre la vaccinazione anti Covid sarà obbligatoria per andare a scuola, e quindi tanto vale farla subito. Infine, c’è il ruolo molto attivo dei pediatri che si stanno impegnando per sostenere la causa della vaccinazione nei ragazzi senza se e senza ma. Paolo Biasci, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), ha dichiarato: ““La scienza deve far fede a quelle che sono le indicazioni ufficiali: il vaccino è stato, dopo gli studi necessari, le sperimentazioni necessarie, giudicato positivamente per la somministrazione alle fasce di età 12-15 anni, e per i bambini più piccoli gli studi sono ancora in corso. Ne sapremo qualcosa in più tra qualche mese. In questo momento credo sia giunta l’ora di iniziare le vaccinazioni anche in questa fascia di età”, ha sottolineato ancora. La sperimentazione deve andare avanti.

Paolo Gulisano

https://www.lanuovabq.it/it/vaccini-anche-ai-giovani-ce-chi-in-europa-dice-no

Un pensiero su “Vaccini anche ai giovani? C’è chi, in Europa, dice no

  1. Agostino Fusarpoli

    dottor, Gulisano perche’ stupirsene se l’Italia segue la logica del massimo rischio d’azzardo nonostante una sola persona sotto i 20 anni d’eta’ sia morta per o con Covid???”…..Agostino Fusar-Poli

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