Valli, il virus e il Leviatano: la dittatura parte dal basso

Uno dei commenti che più spesso si ha occasione di sentire quando si parla dell’epidemia è che in fondo non se ne capisce nulla, ma i dati ci dicono che il Coronavirus non è Ebola o la Peste del ‘300. Per aiutare a capire cosa realmente stia succedendo è arrivato nelle librerie il saggio di Aldo Maria Valli Virus e il Leviatano con una delle più lucide analisi mai scritte finora. Valli ne parla con La Nuova Bussola Quotidiana.

Uno dei commenti che più spesso si ha occasione di sentire quando si parla dell’epidemia è che in fondo non se ne capisce nulla, che ci sono pareri contradditori, e che quindi alla fine occorre dare retta alle informazioni ufficiali.

Non è così. Ci sono dei dati oggettivi di realtà relativi all’epidemia che vanno riconosciuti. Alcuni, di tipo epidemiologico, sono lì davanti ai nostri occhi, sono i numeri, i tassi, le percentuali, che ci dicono che il Coronavirus non è ebola o la Peste del ‘300, e altri- altrettanto sotto i nostri occhi, che siamo sempre più privi di libertà, e che c’è qualcuno che sta radicalmente rivoluzionando il nostro modo di vivere, la nostra società. Per aiutare a capire cosa realmente stia succedendo è arrivato in questi giorni nelle librerie il saggio di Aldo Maria Valli Virus e il Leviatano (editrice Liberlibri). Colui che è stato per anni il più autorevole vaticanista italiano, prima di essere pensionato sbrigativamente, ci dà una delle più lucide analisi dell’epidemia che siano finora state scritte. Ci facciamo raccontare da lui i principali contenuti del libro.

In diversi Paesi, e in particolare in Italia, in occasione dell’epidemia da coronavirus è avvenuta in breve tempo, e quasi senza opposizione, una vera e propria svolta autoritaria. Come te lo spieghi?Credo che, a livello nazionale, da parte del governo questo stia stato il modo più rapido e semplice per agire nonostante la propria debolezza e impreparazione. Incapace di una risposta articolata e timoroso del confronto, l’esecutivo ha saltato a piè pari il Parlamento e si è impossessato della funzione legislativa. Ma il tutto rientra in un quadro più ampio, in un esperimento planetario di ingegneria sociale ispirato da “santuari” globalisti che stanno ben al di sopra dei singoli governi e rispetto ai quali un governo come il nostro ha tutta l’aria di agire da utile idiota.

Tu scrivi che il dogmatismo, da tempo estromesso dall’ambito religioso, in particolare in una Chiesa cattolica che si vanta del suo essere liquida e non dogmatica, è riapparso sotto forma di intransigenza medico-scientifica.
Sì, se ci pensiamo abbiamo una vera e propria forma di fideismo. Abbiamo la Trinità (Scienza, Salute, Sicurezza), il peccato (non collaborare con le autorità ispirate dal Comitato tecnico-scientifico), il castigo (essere letteralmente scomunicati, messi fuori dalla comunità se non collaboriamo), le sacre scritture (i mass media allineati alla narrativa dominante), la richiesta di conversione (alla tecnoscienza), l’identificazione del credere (al Comitato tecnico-scientifico) con la salvezza (del corpo). Abbiamo perfino i bacchettoni (che giudicano tutti e, nel caso, scomunicano e indicano il peccatore). Parlo di fideismo perché la religione è un’altra cosa, è fede e ragione, fides et ratio. Qui invece siamo quasi alla superstizione.

Nel tuo libro Virus e Leviatano descrivi magistralmente l’istaurazione di un particolare dispotismo, che hai definito “condiviso”.
Lo definisco così perché in effetti l’opinione pubblica e la società civile non si sono opposte, ma hanno aderito prontamente a questa forma di dispotismo, sotto l’influsso determinante del terrore sparso a piene mani dalla grande stampa. È come se tutti, mondo politico e opinione pubblica, avessero riconosciuto che il sistema parlamentare è un lusso che ci possiamo permettere in una situazione di normalità, ma non quando si è di fronte a uno stress test. Ma questo è un precedente pericoloso. Se qualcuno riuscisse a trasformare nella normalità una situazione d’emergenza, che cosa avverrebbe? Chi ci assicura che l’esperimento di ingegneria sociale non potrà essere ripetuto in una forma ancora più eversiva?

Un’altra tua efficace definizione è quella dell’Homo Timorosus…È il tipo umano con cui noi uomini liberi siamo destinati a convivere in futuro? E a che prezzo, e con quali fatiche?
L’Homo Timorosus ha la pretesa di poter essere messo al riparo da tutto, di evitare ogni rischio. Così accetta di sacrificare la propria libertà pur di essere preservato. Si suicida per la paura di morire. L’immunità è il suo grande mito. Ma è ovviamente un’illusione. È il contrario del vir, l’uomo adulto, consapevole e coraggioso. È un eterno bambino sottoposto all’invadenza di uno Stato-mamma che gli intima: non fare questo, non fare quello, non correre, non toccare.

Un vaticanista esperto come te non poteva non dedicare nel libro una attenzione accurata a quello che sta avvenendo nella Chiesa.
Triste spettacolo. Siamo passati dalla santificazione alla sanificazione. Siamo diventati adoratori dell’Amuchina. Abbiamo trattato Nostro Signore come un untore. La liturgia è stata profanata. La Chiesa è diventata Chiesa di Stato, totalmente inginocchiata davanti ai diktat governativi. Mai una rivendicazione di libertà e di autonomia, ma acquiescenza totale. Una Chiesa vittima del terrore, che non ha saputo dirci nulla sulla morte, sulla sofferenza, sul peccato, ma è stata prontissima nell’approfittare dell’occasione per vietare di inginocchiarsi e di ricevere la Comunione sulla bocca.

L’attuale operazione di reset della società sta riportando in auge idee comuniste che si sperava fossero scomparse per sempre…
Se ne vedono molti sintomi. Abbiamo un valore supremo, la Salute, rispetto al quale tutto è sacrificabile, a partire dalla libertà. Abbiamo i guardiani della rivoluzione, indotti a diventare tali da un’informazione che ha assunto i connotati della propaganda. Abbiamo i delatori, che in nome del valore supremo sono pronti a denunciare i reprobi. Abbiamo l’attacco alla libertà religiosa e di culto. Abbiamo gli slogan (“Andrà tutto bene” e “Insieme ce la faremo” assomigliano a “Venceremos”, a “Hasta la victoria siempre”). Abbiamo la stampa soggiogata. Abbiamo il grande terrore. Per ora ci mancano i gulag, ma non è detto…

Lo scrittore distopico inglese Aldous Huxley scriveva che “la rivoluzione davvero rivoluzionaria deve essere realizzata non nel mondo esterno, ma nelle anime e nella carne degli esseri umani”. È quello che sta accadendo oggi, secondo te? 
Certo, va interiorizzata. E a questo serve la narrativa imposta dalla stampa allineata, una narrativa rinforzata quotidianamente dai tg nell’ora dei massimi ascolti. Occorre che il cittadino, trasformato in suddito (per giunta potenzialmente malato) arrivi a implorare il governo-medico di dargli la cura (non a caso c’è il decreto Cura Italia). La rivoluzione perfetta è quella in cui la vittima si incatena da sola. Ne parlò Étienne de La Boétie nel suo Discorso sulla servitù volontaria: “Sono dunque i popoli stessi che si lasciano incatenare… È il popolo che si fa servo, che si taglia la gola da solo, che potendo scegliere tra servitù e libertà rifiuta la sua indipendenza e si sottomette al giogo…”. Ci siamo.

Paolo Gulisano

https://www.lanuovabq.it/it/valli-il-virus-e-il-leviatano-la-dittatura-parte-dal-basso

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