1959, formidabile quell’anno

Il 1959 fu davvero una buona annata. Forse non per il vino, ma sicuramente per la Fede. Fu l’anno della Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, preceduta da un lungo cammino di preparazione da parte di tutto il Paese.

La preparazione avvenne attraverso il pellegrinaggio della statua della Madonna di Fatima giunta appositamente dal Portogallo. La Madonna Pellegrina – come venne popolarmente soprannominata, giunse in Italia il 25 aprile e girò per tutti i capoluoghi italiani, oltre che in alcune località significative dal punto di vista spirituale come Pompei, Loreto, e – tra molte difficoltà e ostacoli – san Giovanni Rotondo, per finire il suo viaggio a Trieste, il 20 settembre. Cinque mesi di pellegrinaggio, sottesi tra due date, il 25 aprile e il 20 settembre, estremamente significative per l’Italia. 

La storia di quella lunga estate mariana del 1959 è raccontata da Saverio Gaeta in “L’eredità segreta di don Amorth, Così la Madonna ha salvato l’Italia” (edizioni San Paolo, 224 pagine, 18 euro). 

Chi cercasse in questo volume qualche rivelazione segreta, qualche messaggio del celebre esorcista e mariologo da poco scomparso, resterebbe probabilmente deluso, tuttavia ciò che si incontra nelle pagine di questo libro è più interessante di qualunque rivelazione sensazionalistica: è il racconto di quel che avvenne sessant’anni fa, quando un’Italia ancora cattolica scese nelle piazze per acclamare e venerare Maria Santissima. Undici milioni furono – secondo i dati delle Prefetture – le persone che parteciparono a questi momenti di preghiera. 

Il nesso con padre Amorth sta nel fatto che il religioso fu tra i protagonisti dell’iniziativa della Consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria, grazie al sostegno del cardinal Lercaro, Arcivescovo di Bologna, che si spese per la causa attraverso numerosi interventi e sollecitazioni, come quello rivolto ai confratelli della Conferenza Episcopale italiana: “Non c’è chi non veda quanto l’Italia abbia bisogno di una particolare protezione per non cadere nel baratro del comunismo, oggi, dopo anni di lotta, sempre forte e minaccioso, mentre lo schieramento anticomunista appare in penosa disgregazione.”

La perorazione anticomunista dell’alto prelato ottenne il suo scopo: la Conferenza Episcopale approvò il progetto, con la quasi unanimità, a cui si oppose il Patriarca di Venezia Angelo Roncalli. A questo punto Lercaro e i suoi collaboratori decisero di accompagnare la Consacrazione con il lungo pellegrinaggio della statua della Madonna di Fatima. Come detto, questo avvenne tra due date di particolare significato per la storia patria: il 25 aprile, la Liberazione, e il 20 settembre, la Presa di Roma e la fine del potere temporale dei papi, ma anche la nascita di Roma-Capitale. Insomma, una Chiesa quanto mai patriottica si consacrava a Maria ma allo stesso tempo celebrava un vero e proprio patto d’acciaio tra le Istituzioni e la Chiesa stessa. Non per niente gli elicotteri militari utilizzati per trasportare la statua furono generosamente offerti dal Ministro della Difesa Giulio Andreotti, buon amico di padre Amorth. 

Anche in questo caso fu Lercaro ad illustrare ai confratelli nell’Episcopato il progetto del pellegrinaggio, le date, nonché le tappe. Dall’arrivo a Napoli fino alla conclusione, a Trieste. E anche in questo caso, la scelta fu motivata da Lecaro in tono appassionatamente patriottico: “L’itinerario mariano avrà inizio a Napoli il 25 aprile, il suo epilogo a Catania nella settimana del Congresso Eucaristico, e la sua conclusione a Trieste, dopo Roma, il 20 settembre, con una cerimonia e un’iniziativa di particolare significato e che riuscirà cara al cuore di ogni vero italiano: la posa della prima pietra di un tempio dedicato alla Regina d’Italia, in ricordo della consacrazione e quale atto di riconoscenza della patria, preservata dalla tirannide del comunismo ateo. Trieste manca di un vero e grande santuario mariano; è quanto mai bello che l’Italia lo offra in questa occasione alla città italianissima. Dalle colline ridenti di Trieste la Madonna guarderà e benedirà tutta l’Italia” .

E fu così che – come dice il sottotitolo dell’autore – la Madonna avrebbe salvato l’Italia. Da Tito, forse, dalla Cortina di ferro, ma non dalla secolarizzazione e dall’autodemolizione. Passarono non più di tre, quattro anni, e tutto cambiò. I protagonisti restarono gli stessi, o quasi, ma cambiarono totalmente le idee e il linguaggio. Il Lercaro del ’59 lasciò spazio al Cardinale iper-progressista, al fautore della riforma liturgica, all’esponente del dialogo con i lontani. Il suo intrepido anticomunismo era sparito, portato via forse da un soffio di Bora della città italianissima. Una trasformazione incredibile, che non fu solo sua: nella Chiesa di Roma cambiò tutto, quel formidabile 1959 venne dimenticato il più velocemente possibile e di lì a poco gli italiani non sarebbero più scesi nelle piazze per pregare la Madonna.

Il ricordo di quel formidabile anno, tuttavia, rimane impresso nella memoria di ogni italiano, nella storia di un Paese dalle radici cristiane profonde e ci conforta nella speranza che la Madonna Pellegrina possa ogni giorno, a distanza di Sessant’anni, continuare a far tappa nel cuore di ciascuno e compiere il più grande e trascurato dei miracoli, benedirci di Grazie e salvarci l’anima.

Paolo Gulisano

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