Archivi categoria: Fede

Newman, colui che combatté il relativismo teologico

Il beato inglese, che verrà canonizzato domenica, si convertì al cattolicesimo dopo una lunga ricerca della verità, e comprese che la santità è sequela di Cristo. Tutta la grande cultura cattolica anglosassone (da Chesterton a Tolkien) gli deve molto. E diverse sue intuizioni, compreso il rapporto tra fede e ragione, lo accomunano a Ratzinger.

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Sant’Aelredo (Etelredo) di Rievaulx Abate

Aelredo di Rievaulx è un santo inglese del XII secolo. Appartiene alla grande stagione cistercense, l’Ordine religioso fonato da due francesi e un inglese e poi fatto divampare dalla Grazia che aveva abbondato in san Bernardo di Chiaravalle. Citeaux (in latino Cistercium, da cui il nome dell’Ordine) era stata fondata nel 1098 da tre monaci con l’intento di ristabilire l’obbedienza alla Regola benedettina nella sua integrità. Due di essi come detto erano locali,  Alberico e Roberto di Molesmes, mentre il terzo, Stefano Harding, era inglese.

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I messaggi in codice di Shakespeare contro il regno che soffocò i cattolici

Il 5 Novembre l’Inghilterra festeggia una ricorrenza tutta sua, con fuochi e maschere che sembrano un prolungamento di Halloween. Ciò che si festeggia è la definitiva sconfitta delle speranze dei cattolici inglesi di fermare le spaventose persecuzioni avviate sotto il regno di Elisabetta: il Guy Fawkes Day.

Questa storia ebbe luogo 400 anni fa, nel 1605. Guy Fawkes era un soldato inglese, nativo dello Yorkshire. Apparteneva alla piccola minoranza di inglesi rimasti cattolici, nonostante le durissime persecuzioni che per questo dovevano subire. Vivevano la loro fede nella clandestinità, oppure erano costretti ad andare in esilio. Fawkes fu uno di questi: decise di infatti di lasciare l’Inghilterra e offrire la propria spada di ufficiale ad un sovrano cattolico, esattamente l’Imperatore d’Austria, sotto il quale servì per diversi anni in vari conflitti, maturando una notevole esperienza nell’uso della polvere da sparo.

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Beato Giovanni Duns Scoto

La Scozia: una terra antica e orgogliosa la cui bandiera è la Croce di Sant’Andrea e che è la patria del francescano Giovanni Duns, soprannominato Scoto (dalla nazione Scozia come l’Università di Parigi suddivideva gli studenti per nazioni). Nel villaggio di Duns, nella parte meridionale del Paese, confinante con l’Inghilterra e chiamata per questo Border,  tra la fine del 1265 e l’inizio del 1266, nasceva il piccolo John, ovvero Giovanni. Il bambino, dopo essersi occupato delle greggi del padre, immerso nella bellezza variopinta della natura scozzese, ricevette la formazione scolastica all’ombra delle due vicine abbazie cistercensi di Melrose e di Dryburg, che gli accesero l’amore per la Madonna e per la liturgia.

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“Contro padre Martin, per un atto di carità verso le anime”

La Nuova BQ ha intervistato Rory O’Hanlon, esponente di spicco del mondo cattolico irlandese e tra i fautori della petizione contro l’omoeretico Padre Martin. Qui spiega i perché di quella chiamata a raccolta del popolo irlandese: “Come cattolici abbiamo l’obbligo di predicare la verità, specialmente quando viene apertamente negato e contestato da persone come Padre Martin. Oltre ad essere una difesa della verità in sè, la nostra petizione è stata un tentativo di salvare le anime condotte fuori strada, e quindi un atto di carità”.

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Fede e diplomazia

Fede e diplomazia: la storia insegna che non sempre stanno insieme

La tragica vicenda di Alfie Evans ha molte cose da insegnarci, ha diversi motivi su cui riflettere e, tra questi, uno che appare decisamente importante riguarda il ruolo della Chiesa.

Premesso che la vicenda del bambino di Liverpool è una questione prima di tutto umana, che risponde a obblighi deontologici che risalgono ai fondamenti stessi della Medicina, a partire dal Giuramento di Ippocrate che vieta di togliere la vita a qualsiasi essere umano, è innegabile che in questa vicenda la Chiesa cattolica è entrata in modo molto significativo.

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“Vi racconto Chesterton”, l’inventore di don Matteo

di Damiano Mattana – www.interris.it

Giornalista, narratore, saggista ma anche filosofo, pensatore e, addirittura, teologo: una straordinaria varietà di talenti convogliati nella monumentale figura di Gilbert Keith Chesterton, l’intellettuale londinese che, sulla base del suo rapporto con la fede cristiana, costruì la sua enorme sfera culturale, capace di sondare l’interiorità del pensiero umano in tutte le sue sfaccettature. La sua è stata una visione profonda, poliedrica, dispensatrice di sempre nuove sorprese e soggetta alle più diverse interpretazioni, forse proprio per la sua capacità di spaziare con sapienza e saggezza attraverso tutte le sfere dell’intelletto, regalando letture approfondite dell’uomo anche attraverso la creazione di personaggi come padre Brown, il prete investigatore “progenitore” del nostrano Don Matteo. È possibile racchiudere in un’opera una tale grandezza spirituale e cognitiva? Raccontare in un volume l’incredibile vastità culturale di una figura che, a cavallo fra l’800 e il ‘900, seppe interpretare al meglio i timori dell’uomo verso la modernità e renderle parte di una sofisticata ricerca della verità cristiana? È quanto abbiamo chiesto a Paolo Gulisano, saggista e autore, assieme a don Daniele De Rosa, del libro “Chesterton – La sostanza della fede”.

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LETTURE/ Frederick Rolfe, storia di un dandy paranoico che trovò la fede

Il recente lavoro di Luca Fumagalli “Il viaggio sentimentale di Frederick Rolfe” racconta la vita e l’opera dello scrittore inglese, convertito al cattolicesimo nel 1886

Una delle più intriganti serie televisive dell’ultima stagione è stata indubbiamente “The Young Pope”, targata Paolo Sorrentino, mandata in onda da Sky Atlantic. La storia di Lenny Belardo, giovane cardinale americano eletto Sommo Pontefice con il nome di Pio XIII, non è che l’ultimo esempio dell’interesse che la letteratura, in particolare quella dell’immaginario, ha sempre avuto per la Chiesa cattolica e in particolare per i suoi vertici. Da Il Cardinale di Robinson a Guido Morselli, dal papa russo immaginato negli anni 80, in piena Guerra Fredda, da Morris West fino a chi ha dato continuità alle avventure di Padre Brown portandolo sul Soglio di Pietro, la fantasia degli scrittori si è spesso sbizzarrita intorno al Successore del Principe degli Apostoli.

Una delle opere più significative di questo filone, che sembra avere ispirato almeno in parte la serie di Sorrentino, è Adriano VII, dello scrittore inglese Frederick Rolfe, un personaggio singolarissimo vissuto alla fine dell’800 e morto a Venezia nel 1913. Rolfe appartiene a quel gruppo di artisti inglesi dell’ultima parte dell’epoca vittoriana che furono attratti dal cattolicesimo, da quella Chiesa che — uscita finalmente da quelle catacombe in cui l’aveva confinata per tre secoli l’establishment britannico — aveva conosciuto a partire dal grande convertito John Henry Newman una nuova entusiasmante primavera. Se molti dei convertiti al cattolicesimo divennero degli apologeti e dei testimoni della fede, da Coventry Patmore a Pugin, fino al grande Chesterton, altri furono invece artisti anticonformisti e controversi, come Oscar Wilde, Aubrey Beardsley, e come appunto Frederick Rolfe, la cui vicenda umana e artistica viene narrata da Luca Fumagalli nel volume di recente pubblicazione Il viaggio sentimentale di Frederick Rolfe, Edizioni Radio Spada.

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A tavola nascono le relazioni tra gli uomini

Nanda Salsi è uno di quei personaggi che la Bassa Emiliana sforna (è il caso di dirlo) con una certa frequenza e che vale la pena di incontrare. Nata nel cuore di quello che fu “il triangolo della morte”, nella vecchia Emilia comunista e anti-clericale, la professoressa Salsi invece è una cattolica come Dio comanda, che ha speso decenni della sua vita a dare testimonianza della sua fede nel mondo della scuola, come insegnante e come operatrice culturale.

Giusto quarant’anni fa ha fondato nella sua città, Correggio, un centro culturale intitolato al beato Piergiorgio Frassati, il giovane torinese che fu tanto caro a Giovanni Paolo II, una figura modello di impegno cristiano, difensore della verità e apostolo della carità. Nanda oggi è in pensione, ma oltre a continuare a dare il meglio di sé nella propria famiglia allargata (tranquilli: allargata da un punto di vista generazionale a nuore, generi e nipoti!) ha il tempo di scrivere. Ed ecco quindi il suo ultimo libro: Le infinite valenze del cibo (Editrice Il Cerchio). Non si tratta dell’ennesimo libro di cucina, ma di un viaggio nella storia, nella geografia, nelle civiltà, nell’antropologia, avendo come punto di riferimento il cibo e la nutrizione.

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