Georges Bernanos, un uomo libero

Non puoi comprendere un’opera, se non ne conosci il suo autore”. Queste parole dello scrittore angloirlandese Clive Staples Lewis descrivono perfettamente l’intento di Un uomo libero. Vita di Georges Bernanos (Oaks Editore, pagine 220, 19 euro) del saggista e poeta Luc Estang, pseudonimo di Lucien Bastard, dedicato a un autentico gigante della cultura del ‘900 come Georges Bernanos. Un libro che è in parte esegesi critica delle opere del grande scrittore francese, un po’ biografia e un po’ commento personale, interpretazione del pensiero di Bernanos da parte di un autore che può ritenersi un suo allievo.

Luc Estang, nato a Parigi nel 1911, educato in collegi religiosi dell’Artois e del Belgio, ritornò quindi a Parigi e, dopo esperienze diverse e una crisi spirituale, scoprì la letteratura e la fede. Le sue letture andarono dai classici Pascal e Racine ai moderni Baudelaire, Rimbaud, Valéry e Claudel, fino ai contemporanei Mauriac e appunto Bernanos. Dietro loro tuttavia giganteggiava Dostoevskij. Nel 1934 entrò nella redazione del giornale “La Croix”, divenendone nel fatidico 1940, l’anno della capitolazione della Francia, direttore della sezione letteraria. Durante e dopo la seconda guerra mondiale viaggiò a lungo nell’Europa occidentale e in Africa del Nord.

Nonostante la vocazione letteraria, di cui fanno fede le composizioni giovanili, fra le quali la raccolta poetica Au delà de moi-même (1936), si dedicò stabilmente alla letteratura solo a partire dagli anni di guerra. Fu un cristiano convinto, e la sua ispirazione religiosa era evidente sia nelle liriche (Puissances du matin, 1941; Le mystère apprivoisé, 1943; Les béatitudes, 1945; Les sens apprennent, 1947; Le poème de la mer, 1950), che nei romanzi (Temps d’amour, 1947; la trilogia di Charges d’armesLes stigmates, 1949, Gran premio della “Société des Gens de Lettres”; Cherchant qui dévorer, 1951; Les fontaines du grand abîme, 1952). Si rese inviso all’intellighentia francese degli anni ’50 a motivo della sua radicata e motivata opposizione al comunismo, sul quale scrisse nel 1957 L’interrogatorio. Per l’insieme della sua opera letteraria ricevette nel 1962 il Gran premio di letteratura dell’Accademia francese.Nel 1968 pubblicò il romanzo L’apostata, di discreto successo.

Un uomo libero fu pubblicato in prima edizione nel 1947, un anno prima della morte di Bernanos, avvenuta quando il grande scrittore aveva solo sessant’anni. Un libro che non è soltanto un tributo a un grande maestro, ma è un vero e proprio viaggio nell’anima di uno scrittore.

L’inizio del saggio è una doverosa descrizione biografica, tanto più necessaria oggi che il nome di Bernanos è divenuto sconosciuto alle nuove generazioni. La testa gettata un po’ indietro sule spalle robuste, azzurro sguardo da visionario che segue la marcia caotica del mondo , voce appassionata che ricerca i termini più adatti a tradurre la visione: questo fu Bernanos.

I suoi eroi letterari spingono all’estremo limite la loro verità, sia buona che cattiva; essi hanno già il piede in un altro mondo. Anime inquiete, o meglio ribelli, che rifiutano di conformarsi alla mentalità di questo mondo. Gli strani eroi di Bernanos sono tutti impegnati a fondo nella loro condizione umana, tutti corrono lo stesso rischio soprannaturale.Le opere letterarie di Bernanos esprimono durevolmente l’epoca in cui sono nate e agiscono su di essa. Luc Estang, spirito sensibile e appassionato, prende in considerazione l’opera di Bernanos con sentimenti di lucidità e di gratitudine.

Il meglio di questo libro è quando entra nell’animo dello scrittore, utilizzando citazioni che sono esplicitazioni del suo pensiero. Uno dei passaggi più significativi per capire Bernanos è questo, tratto dall’opera Lettres aux Anglais“Coloro che mi fanno l’onore di leggermi sanno che io non sono affatto un polemista. Mi è accaduta volte di passare per tale perché denunciavo con violenza dei mediocri, giudicati da tutti insignificanti. E certamente, in realtà, essi lo sono. Ma non lo sono i mali che causano. L’ostinazione, la sufficienza e l’imbecillità sono la fonte di tutte le nostre disgrazie e chi ne dubita non ha compreso proprio nulla della natura, della storia e nemmeno della sua stessa vita. Ma gli imbecilli prestano attenzione solo a ciò che fa loro paura, ed essi non hanno paura che della violenza, mentre la violenza è quasi sempre una reazione contro la stupidità, vale a dire contro l’ingiustizia”. Sono parole profetiche, più che mai vere, di un autore tutto da riscoprire e da rimeditare, e questo libro è la guida ideale per entrare nel mondo di Bernanos.

Paolo Gulisano

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