In pensione, licenziati e sospesi: è emergenza medici

Assomed stima che entro due anni ci saranno 40mila medici in meno a causa dei pensionamenti e dei licenziamenti volontari di professionisti che hanno lasciato gli ospedali pubblici. In questo quadro di carenza futura, 2000 medici sono ancora sospesi perché non vaccinati. 

Siamo entrati nell’epoca delle pandemie: così dice il pensiero mainstream. Inoltre, l’epidemia del Covid come noto ha provocato gravi disagi e ritardi nella diagnostica, con la conseguenza di un aumento della diffusione e della letalità di malattie cronico-degenerative, oncologiche, metaboliche e cardiovascolari. Per affrontare al meglio queste criticità sanitarie, sarebbe necessario un numero congruo di specialisti, e invece il personale medico in Italia sta drammaticamente calando.

Secondo uno dei più importanti sindacati medici, l’Anaao Assomed, entro due anni ci saranno 40mila medici in meno. Si dice che pensionamenti e licenziamenti siano le cause principali del drastico ridimensionamento del numero dei medici ospedalieri.

Il sindacato ha analizzato i principali fattori che determinano la carenza di medici specialisti riconducibili ad almeno 3 fenomeni. Il primo è quello inevitabile anagraficamente dei pensionamenti: nel triennio 2019-2021 sono andati in pensione circa 4.000 medici specialisti ogni anno per un totale di 12.000 camici bianchi. Nel triennio 2022-2024 andranno in pensione circa 10.000 medici specialisti. Quindi in 6 anni il Sistema Sanitario Nazionale perderà 22.000 medici specialisti ospedalieri per pensionamenti.

In secondo luogo vengono i licenziamenti: a impoverire le corsie si aggiunge il fenomeno della fuga dagli ospedali. Dal recente studio Anaao risulta che dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l’ospedale circa 9.000 medici per dimissioni volontarie. Dimissioni che in gran parte dei casi hanno avuto come ragione la demotivazione del personale medico, lo scontento profondo per il trattamento che ricevono e che non è all’altezza della retorica della dirigenza sulle “risorse umane”. 

Se il trend dei licenziamenti fosse confermato anche nel triennio successivo, si licenzierebbero ulteriori 9000 medici dal 2022-2024. Dove sono andati a finire questi medici che hanno posto fine al rapporto di dipendenza con gli ospedali? Molti sono andati a fare i medici di medicina generale, andando a coprire un’altra importante criticità, perché anche nel settore di quelli che un tempo venivano chiamati “medici della mutua” o “medici di base” c’è una grave carenza. 

Regioni e Aziende Sanitarie aprono periodicamente bandi per reclutare medici di medicina generale, che vedono molti posti restare scoperti. Come la Bussola ha già da tempo annunciato, esiste un progetto (in alcune regioni già avviato) di mettere in rapporto di dipendenza dal S.S.N. i medici di medicina generale e di concentrarli in luoghi definiti “Case della comunità”, una sorta di distretto sanitario per un territorio più o meno vasto con alcuni professionisti medici. Qualcuno lo definisce una sorta di “mini-ospedale”, una brutta copia dei nosocomi. I vecchi medici di base difendono ad oltranza il modello esistente, e sostengono che la medicina generale non può e non deve essere considerata come un “surrogato della rete ospedaliera”, bensì come “perno attorno al quale realizzare una sanità sempre più efficiente, capace di preservare prossimità e fiduciarietà, partendo dal domicilio del paziente”.

Tuttavia, sarà molto difficile mantenere questi supposti standard, anche perché le scelte politiche fatte in questi due anni, e ampiamente condivise dalla classe medica, dalle associazioni di categoria, dagli Ordini professionali, hanno minato la “prossimità e fiduciarietà” nei confronti dell’assistenza sanitaria di base.

Insomma, tra medici ospedalieri e medici di medicina generale, ci si avvia molto rapidamente ad un assottigliamento dei “soldati in prima linea” non solo contro le epidemie, ma anche verso ogni tipo di malattia.

Sono conseguenza di scelte non certo di oggi, ma che sono iniziate da anni, con il taglio dei posti letto per risparmiare sulla spesa sanitaria, e di conseguenza sul numero degli addetti. Questa sorta di decrescita infelice ha portato alla situazione attuale che si avvia a breve a diventare catastrofica. Non basteranno certo per reperire il personale mancante le soluzioni come quelle proposte dal sindacato: secondo l’Anaao Assomed gli specializzandi (ovvero i neo-laureati che stanno frequentando le scuole di specializzazione) sono l’àncora di salvezza per il SSN.

Questi, tuttavia, hanno ottenuto il contratto di formazione specialistica nel 2020 e nel 2021 (le borse sono state rispettivamente 14.000 e 18.000), e potranno essere utilizzati negli ospedali solo tra 4/5 anni. Per avere “i ragazzi del ‘99” in camice bianco ci sarà da aspettare, sperando che la fretta impellente di buttare nella mischia “forze fresche” non vada a scapito della loro preparazione e formazione.

Tuttavia, una soluzione parziale ma immediata è a portata di mano: ci sono in Italia circa 2000 medici sospesi per non aver effettuato la vaccinazione anti Covid. Si tratta di camici bianchi estremamente preparati e motivati. Non sarebbe il caso di riammetterli all’esercizio della professione con decorrenza immediata? Ormai è dimostrato che la trasmissione del virus non è impedita dalla condizione di vaccinato. Molti di loro inoltre sono immuni per aver contratto la malattia. Dunque, non c’è alcun motivo per escluderli: non possiamo permetterci di fare a meno di loro.

Paolo Gulisano

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