Nel 1833 John Henry Newman, professore di Oxford e pastore anglicano, fece un viaggio nel Mediterraneo sulle orme dei grandi Padri della Chiesa. Arrivato in Sicilia, percorse l’isola per diversi giorni e, agli inizi di maggio, mentre faceva tappa a Leonforte, vicino ad Enna, si ammalò gravemente per una forma di febbre tifoidea. L’esperienza vissuta durante questa malattia fu tale che in seguito ricorderà quei giorni(dal 2 al 5 maggio 1833) come una delle tappe più significative per la sua comprensione del Mistero divino.
A Leonforte, Newman fu assalito da mille dubbi sul suo credo religioso e mentre lottava tra la vita e la morte una limpida luce di maggio lo illuminò e gli diede il senso della verità che poco tempo dopo gli fece affrontare il passo decisivo per entrare nella Chiesa Cattolica.
Durante i giorni di malattia, mentre la febbre lo divorava, ripeteva spesso queste parole: “Io non ho peccato contro la Luce.” Fu un’esperienza quasi mistica che Newman, una volta salpato dalle coste siciliane, tradusse in una poesia, una struggente preghiera in cui esprime la sua fiducia in quella Provvidenza che poi lo avrebbe guidato nella realizzazione della sua missione in Inghilterra.
Lead, kindly Light
Lead, kindly Light, amid th’encircling gloom, lead Thou me on!
The night is dark, and I am far from home; lead Thou me on!
Keep Thou my feet; I do not ask to see
The distant scene; one step enough for me.
I was not ever thus, nor prayed that Thou shouldst lead me on;
I loved to choose and see my path; but now lead Thou me on!
I loved the garish day, and, spite of fears,
Pride ruled my will. Remember not past years!
So long Thy power hath blest me, sure it still will lead me on.
O’er moor and fen, o’er crag and torrent, till the night is gone,
And with the morn those angel faces smile, which I
Have loved long since, and lost awhile!
Meantime, along the narrow rugged path, Thyself hast trod,
Lead, Savior, lead me home in childlike faith, home to my God.
To rest forever after earthly strife
In the calm light of everlasting life.
Guidami, Luce gentile
Guidami tu, luce gentile
conducimi nel buio che mi stringe;
la notte è scura la casa è lontana,
guidami tu, luce gentile.
Tu conduci i miei passi, luce gentile
non chiedo di vedere assai lontano
mi basta un passo solo il primo passo
conducimi avanti luce gentile.
Non sempre fu così, te ne pregai
perché tu mi guidassi e conducessi
da me la mia strada io volli vedere
adesso tu mi guidi luce gentile.
Io volli certezze dimentica quei giorni,
purché l’amore tuo non m’abbandoni
finché la notte passi, tu mi guiderai,
sicuramente a te luce gentile.
Guidami tu, luce gentile
conducimi nel buio che mi stringe;
la notte è scura la casa è lontana,
guidami tu, luce gentile.
Quella malattia, coi rimorsi e i pentimenti che aveva suscitato, e la lucidità interiore che era seguita, fu provvidenziale. Insieme con la persuasione di non aver mai peccato contro la Luce, John Henry Newman Newman fece ritorno a casa, portando nel cuore il ricordo di questa sorta di estasi mistica che l’aveva restituito poi al mondo con l’anima ancora più assetata di verità.
Paolo Gulisano
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