Maura Maffei è una scrittrice controcorrente. I suoi romanzi ci parlano di valori importanti, di buoni sentimenti, di storie commoventi e profonde. Niente sfumature di schifo, insomma.
In compenso avventura, sentimento, mistero nel senso migliore del termine.
Maura Maffei, ligure di nascita e piemontese d’adozione, non fa mistero della propria profonda fede cattolica, una fede robusta, tradizionale.
Nei suoi romanzi l’autrice si rivolge sempre al passato, e nell’occasione di Le Grandi Acque (Edizioni della Goccia, 2018) il suo sguardo si è volto all’Irlanda medievale.
L’Irlanda è una terra che – come dice la Maffei – ha fame di eroi. Fin dai tempi antichi i poeti dell’Isola di Smeraldo hanno cantato le gesta dei grandi uomini coraggiosi: dalle saghe di Finn e Oisìn (l’Ossian della vesione romantica ottocentesca) ai Guerrieri del Ramo Rosso fino ai personaggi storici, come il grande sovrano Brian Boru che guidò la lunga lotta per liberare l’Irlanda dall’occupazione vichinga, per arrivare infine agli eroi della resistenza del popolo irlandese alla lunga occupazione inglese, dai martiri dell’epoca elisabettiana fino a Daniel O’Connell, l’uomo che fece finalmente abrogare nel 1829 le odiose Leggi Penali che per tre secoli avevano tenuto l’Isola in catene, fino ai protagonisti della tragica e gloriosa Insurrezione della Pasqua del 1916, quando un manipolo di follo poeti e sognatori sfidò l’Impero Britannico per difendere l’Onore di Irlanda, per gridare davanti agli uomini e davanti a Dio il diritto alla libertà di questo popolo.
Maura Maffei conosce e ama profondamente l’Irlanda, conosce questa fame di eroi, e l’ha raccontata a più riprese, in diverse sue opere. Nelle sue storie, in venticinque anni di carriera, ci ha presentato figure drammatiche e appassionanti, ripercorrendo momenti significativi della storia irlandese.
In questo romanzo ha fatto di più: ha mostrato con chiarezza quale sia l’ideale eroico dell’Irlanda antica, un’ideale che l’Autrice ha fatto proprio.
Ne scaturisce così una vera e propria epica religiosa, radicata nel realismo ed espressa attraverso il linguaggio simbolico del Mito.
L’eroe cristiano di questa nuova epica è diverso da quello antico, poiché ha una diversa consapevolezza del destino, che è disegno di Dio, e non fato inesorabile.
L’uomo è un pellegrino, un cercatore di risposte, uno straniero in un mondo ostile, impegnato in una lotta che non può vincere sinchè il mondo durerà.
Le Grandi acque è un romanzo di rigorosa ricostruzione storica, anche se predilige uno stile narrativo onirico, più vicino al genere fantasy. Trae spunto da due famose leggende irlandesi, quella sull’Isola dei Beati, un’isola posta a Occidente dell’Irlanda, oltre il piccolo arcipelago delle Aran, nell’Oceano Atlantico, dove per gli antichi Celti finiva il mondo e iniziava il Mistero, e quella secondo cui la Sacra Sindone fu trasportata in volo dagli angeli proprio in Irlanda. Cercando di dare a entrambe una spiegazione plausibile, nasce una storia intensa d’amicizia, d’amore e di fede.
Così Maura Maffei nelle sue pagine intense e appassionanti ci invia all’avventura, che non è solo un viaggio tra le onde dell’Oceano che circonda l’Atlantico, magari per arrivare fino alle aride sabbie del deserto della Giudea (siamo ai tempi della III Crociata), ma ci invita anche a percorrere un viaggio nell’anima, sostenuta da simboli, da realtà, come quella Sacra Sindone che è un po’ il Graal di questa storia.
La scrittura di Maura Maffei si fa dunque veicolo di valori immutabili, profondamente connaturati col cuore dell’uomo, i suoi sogni, le sue speranze. Un vero ristoro per la fame di eroismo, di cose belle, grandi e vere che è in ognuno di noi.
Paolo Gulisano
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