La pubblicistica religiosa, come ben sa chi frequenta le librerie, è decisamente ampia. La maggior parte dei titoli che troviamo sugli scaffali riguardano l’attuale pontefice oppure sono opere dei teologi più in voga, soprattutto da un punto di vista mediatico. Troviamo però ancora dei buoni classici della Spiritualità, dei Padri della Chiesa, testi del monachesimo, ma anche qualche novità interessante.
Tra queste ultime, davvero degno di nota è il recentissimo volume del giornalista Enzo Romeo, sensibile cultore del grande scrittore-pilota Antoine de Saint-Exupery, dal titolo apparentemente buffo di Le tabelline di Dio. Piccole nozioni di matematica evangelica (Ancora, 150 pagine, 16 euro).
Il libro è in realtà un viaggio affascinante nel mondo dei numeri nel loro rapporto con Dio e la religione. Precisiamo subito che non si tratta di una lettura iniziatica o, peggio, esoterica. Niente Kabala né magia dei numeri. Semplicemente uno studio del rapporto che c’è tra i numeri e la storia della Salvezza. Dio si è manifestato fin dagli inizi attraverso l’esatta precisione dei numeri. Il caso non esiste: la creazione è avvenuta secondo una logica ben precisa, scandita in un numero preciso di giorni.
L’autore dunque procede nelle sue pagine analizzando attentamente la presenza di ogni numero nelle Scritture. Da quei numeri il cui significato simbolico è piuttosto trasparente, come l’uno, o il tre, a tutti quei numeri che incontriamo nelle pagine dell’Antico Testamento e del Vangelo e sui quali forse non abbiamo mai posto sufficiente attenzione.
Nel Vangelo di Giovanni, ad esempio, si parla di un uomo che era malato da trentotto anni. Proprio trentotto, non uno di più non uno di meno. Un numero che sta a significare pazienza, sopportazione. Se aggiungiamo due unità invece abbiamo quaranta, che sono i giorni che Noè e la sua famiglia trascorrono sull’arca durante il grande Diluvio. Quaranta sono gli anni che gli ebrei trascorrono nel deserto prima di arrivare nella Terra promessa. Quaranta sono i giorni che Gesù passa nel deserto, da cui la Quaresima.
Non sono che alcuni esempi delle molte citazioni numeriche di questo libro tanto intrigante quanto limpido, perché come dicevamo non c’è nessun codice segreto o esoterico, ma solo un linguaggio simbolico da decifrare per comprendere quello che Dio ci ha detto. I numeri possono esserci di grande aiuto per approfondire la Fede.
Con Dio dobbiamo imparare a fare i conti, nel vero senso del termine. Le sue azioni sono spesso di ordine aritmetico: aggiunge, sottrae, divide, ma soprattutto moltiplica. I Vangeli sono come i numeri primi in matematica: capaci di dare senso alla realtà e alla vita umana. Forse non è un caso che scienze matematiche e teologia utilizzano termini identici, come inizio o creazione. E sia in matematica come in teologia, se si imposta male un’equazione si finisce fuori strada e non se ne viene più a capo, spesso finendo per ingarbugliarsi sempre di più.
Lo spazio e il tempo si misurano con i numeri. Se non ci fossero i numeri, il mondo andrebbe in pezzi. E così con Dio: l’Uno, il Trino, l’Infinito Dio che è norma, che è evidenza. Due più due fa sempre quattro, si dice. Dio è l’infinita armonia dei numeri primi. Eppure, come sappiamo, la matematica è indigesta a tante persone, lo è stata ai tempi della scuola e forse lo è anche oggi. Come Dio, potremmo dire. A entrambi l’umanità sembra volersi ribellare, capricciosamente. Ma così facendo i conti non tornano mai. Perché la matematica, come Dio, non è un’opinione.
Paolo Gulisano