L’Irlanda che aspetta il meeting e non diluisce la verità

Un settimanale cattolico che si incarica di replicare agli attacchi da fuoco amico dell’ex presidente della Repubblica e un appello a non diluire la verità. L’Irlanda che aspetta il meeting della Famiglia mostra ancora un fede di popolo.

Un’Irlanda segnata dalle tante ferite degli ultimi anni sta dando un segnale importante. “We are a people, and We have not spoken yet” disse Chesterton nel suo poema “The secret people”. Siamo un popolo, e non abbiamo ancora detto la nostra. Questo popolo irlandese sta ora parlando, finalmente. La raccolta delle diecimila firme contrarie alla presenza del gesuita americano James Martin, chiamato a parlare delle “famiglie” (al plurale) al prossimo Meeting di Dublino non è che un segnale.

Qui in Irlanda, dopo tutta la sofferenza generata dallo scandalo dei preti pedofili, dopo che un governo tra i più secolaristi d’Europa ha introdotto con un rapido uno-due il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’aborto, la gente semplice – quella cresciuta nel terreno di una tradizione religiosa tra le più radicate, profonde, fruttifere al mondo – ha deciso di farsi sentire. Lo fa attraverso anche qualche mezzo di comunicazione, come Alive!, mensile dei padre domenicani, che non ha avuto paura ad attaccare l’ex Presidente della Repubblica Mary Mc Aleese.

La Mc Aleese nelle scorse settimane aveva lanciato un durissimo attacco alla Chiesa, definendola misogina, e rispolverando tutto il consueto armamentario ideologico con cui da decenni la cultura laicista tenta di demolire la storia del Cristianesimo irlandese: sessuofobia, bigottismo e così via. Un grottesco deja vu. Ma Mary Mc Aleese è una figura molto popolare nel Paese: nata a Belfast, cattolica, cresciuta nel quartiere-martire di Ardoyne, aveva percorso le tappe della sua carriera politica nella Repubblica, nelle file del Fianna Fail, un partito di tipo nazionalista e conservatore. Il suo intervento, che è arrivato giusto in vista del Meeting delle Famiglie, è stato dirompente, voluto probabilmente anche per condizionare i lavori e i documenti del Meeting stesso. Nonostante il prestigio goduto dal personaggio, Alive! Ha risposto per le rime, dicendo che la Mc Aleese deve essere ritenuta fuori dalla Chiesa. Anzi: avendo una personale “dottrina” che differisce da quella della Chiesa Cattolica, deve essere considerata come la fondatrice di una nuova religione, che seleziona alcuni insegnamenti cattolici e li ripropone in modo decisamente fashionable, cioè graditi alla cultura secolarista.

Un giudizio chiarissimo quello espresso sulla Mc Aleese e molto coraggioso. Non in tutti i Paesi infatti un giornale cattolico potrebbe dire cose simili su un potente politico anch’esso cattolico. Lo stesso giornale in prima pagina, nel numero di giugno, riportava un appello di giovani cattolici alla Chiesa: don’t dilute the truth. Non diluite la verità. Un appello accorato e commovente, rivolto ai Pastori, vescovi e teologi. Un appello in vista anche di questo Meeting di Dublino, che tra la gente semplice delle parrocchie e dei santuari, come quello mariano di Knock, dove si recherà in visita il papa, non è certo al centro di un’attesa spasmodica. Qua e là per l’isola si può vedere qualche cartello di benvenuto al pontefice, ma è completamente assente quell’atmosfera di grande intensità che caratterizzò la visita nel 1979 di papa Giovanni Paolo II.

Allora, nei giorni della sua presenza a Dublino, a Drogheda, a Knock, a Clonmacnoise, furono circa due milioni gli irlandesi che presenziarono agli incontri, su un Paese di tre milioni e mezzo di abitanti. Per la prima volta, 1500 anni dopo la venuta dell’evangelizzatore Patrizio, era il successore di Pietro a mettere piede sull’Isola di Smeraldo.  Oggi l’Irlanda è cambiata: la frequenza alla Messa è precipitata ai livelli delle altre nazioni europee, e soprattutto una cultura che si è avvalsa, oltre che degli strumenti della politica, anche dei media, del cinema, dello spettacolo (non a caso uno dei personaggi più detestati dai cattolici irlandesi è Bono degli U2, campione del politicamente corretto) per indurre gli irlandesi a prendere le distanze dalla propria storia e dalla propria identità, a vergognarsene, addirittura.

L’attacco della Mc Aleese doveva rappresentare il colpo di grazia, insieme magari ad un certo esito auspicato dei lavori del Meeting, che dovrebbe – secondo queste intenzioni – “aggiornare” il modello di famiglia irlandese, ancora troppo tradizionale, e spingerlo ad aperture verso la post modernità liquida. Ma dal Donegal – la Contea che a maggioranza ha detto no all’aborto – ad una Dublino che non è solo quella delle serate al Temple Bar – un popolo sta cominciando ad alzare la voce e a farsi sentire. In una terra dove la crisi della Chiesa è stata anzitutto crisi del sacerdozio, la risposta giusta può venire da questo popolo che non ha dimenticato le proprie radici.

Paolo Gulisano

http://lanuovabq.it/it/lirlanda-che-aspetta-il-meeting-e-non-diluisce-la-verita

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *