Corrado Gnerre,
La buona battaglia – Apologetica cattolica in domande e risposte,
Chorabooks 2019
Corrado Gnerre è una figura di intellettuale decisamente interessante. Vive a Benevento dove è nato nel 1962. Sposato, padre di cinque figli, è laureato in Filosofia e diplomato in Teologia. Insegna Storia dell’Utopia in età moderna (cattedra molto interessante) e Antropologia Filosofica presso l’Università Europea di Roma. È autore di numerosi saggi riguardanti le religioni orientali, così come aspetti poco noti della storiografia moderna e contemporanea. Ha collaborato e collabora con riviste quali “Il Settimanale di Padre Pio”.
Il libro di Gnerre che presentiamo nasce dalla sua collaborazione con un altro mensile, di aerea cattolico-conservatrice, per il quale cura una rubrica di corrispondenza con i lettori. Il volume appena edito, dal titolo paolino La buona battaglia è dunque una raccolta di lettere di lettori e relative risposte del redattore. Il sottotitolo, “apologetica cattolica in domande e risposte” dice tutto sulla metodologia dell’autore.
A fronte delle varie domande dei lettori, che pongono questioni di attualità, di ecclesiologia, di politica, di cultura, Gnerre risponde in maniera necessariamente sintetica, visto lo spazio editoriale di una rubrica di lettere, ma estremamente esaustiva. Si tratta quindi di una autentica apologetica realizzata nello spazio di una cartella. Un compito non facile, ma che il saggista compie brillantemente. A volte ricorda in alcune risposte il miglior Lewis delle Lettere di Berlicche, come in questo passaggio: “Caro (…), le chiedo: Lucifero ha mai messo in dubbio l’esistenza di Dio? Ovviamente lei non mi può rispondere, ma la risposta è scontata. Se c’è qualcuno che non ha mai dubitato né mai dubiterà dell’esistenza di Dio è proprio il Principe delle Tenebre, e non mi sembra che questo gli abbia fatto fare molta carriera”. O in questo altro passaggio: “attenzione! è molto più pericoloso quando il male si presenta in giacca e cravatta piuttosto che con la sua vera faccia; è molto più pericoloso quando si manifesta intrattenendo gradevolmente piuttosto che quando fa inorridire per la sua intrinseca bruttezza”.
Molte delle domande – e relative risposte – riguardano lo stato della Chiesa e lo smarrimento in cui si trovano molti credenti. Gnerre fornisce risposte sempre tranquillizzanti: “Gentile Signora, stia tranquilla: la dottrina cattolica non è affatto cambiata. Piuttosto si è da tempo diffusa, anche all’interno degli ambienti cattolici, una mentalità di tipo relativista (tutte le religioni sono buone). L’extra Ecclesiam nulla salus è un’incontestabile verità di fede, è lo è perché è stata continuamente ripetuta dai Padri e dal Magistero”.
Le preoccupazioni che vengono esternate al professor Gnerre tuttavia a volte sono davvero sconcertanti. Una lettrice ad esempio scrive che suo figlio, un ragazzo di quindici anni, da tempo legge libri sul Santo Graal. La buona mamma tuttavia non sembra rallegrarsi troppo: “Sfogliandoli – scrive – mi sono accorta che sono testi impregnati di magia, esoterismo, occultismo e altre cose per nulla serene. Ma il Graal è o non è il calice che Gesù utilizzò nell’ultima cena? E se sì, allora cosa c’entra con la magia? Chiaritemi le idee, così posso anche mettere in guardia mio figlio”.
Nell’ansia di leggere libri di strettissima ortodossia – ansia indotta probabilmente da qualche autore sedicente ultra conservatore, un altro lettore chiede lumi su Giovannino Guareschi: “Prima di addentrarmi nello studio dello scrittore emiliano, gradirei sapere se la sua scrittura fu autenticamente cattolica. Ci sono pareri discordi a riguardo. Visto che il loro mensile tiene ad essere fedele alla buona dottrina e visto che si interessa anche di espressioni artistiche, ho pensato di avere dei chiarimenti da voi”. Povero don Camillo – verrebbe da dire – oggetto di queste interrogazioni sulla propria dirittura dottrinale. È dunque bello e istruttivo leggere la risposta di Gnerre, anche per comprendere questi dialoghi che caratterizzano la rubrica e il libro che ne è la raccolta: “Lo so che questo modo di Guareschi di descrivere i suoi personaggi non è stato ben digerito da tutti. Lo scrittore emiliano è stato anche accusato di non aver ben capito la tragicità del comunismo; quasi di averlo inteso come una sorta di cristianesimo impazzito (per dirla alla Maritain, cioè un’ideologia errata solo per il suo ateismo e non per altro) e non come un’ideologia intrinsecamente perversa (come aveva giustamente affermato papa Pio XI). Sono accuse che posso capire, ma che non condivido”. Meno male. Alla fine prevale il buon senso e l’amore per il Bello e il Vero. Un’apologetica del Buon Consiglio, per difendersi dagli errori della Modernità ma anche dalle debolezze del pensiero teocon.
Paolo Gulisano