Il libro di Luigi Copertino Cristianesimo, proprietà e Great Reset. Breve esame del “Mondo Nuovo” tra distopia e Tradizione (160 pagine, 16 euro), pubblicato dalla edizioni Radio Spada rappresenta una delle più interessanti letture critiche del fenomeno del “Grande Reset”, il radicale cambiamento dello scenario economico e politico mondiale avviato in occasione della pandemia. Copertino è autore del più interessante studio sul fenomeno dei “teocon”, i cattoconservatori che in buon numero proprio in occasione della pandemia si sono appiattiti sulla versione data dal pensiero mainstream.
La critica di Copertino viene da una visione del mondo cattolica tradizionale, cosa ben diversa dal “conservatorismo”. Copertino analizza quindi con attenzione il fenomeno del Grande Reset, esaminando i testi principali di questa corrente di pensiero, che non si limita agli scritti del celebre Klaus Schwab, l’economista che ha per primo rivelato al mondo il concetto del grande cambiamento.
Così analizzato, questo progetto diventa qualcosa di molto preciso, e non certo un delirio di ambienti “complottisti”. È un progetto illustrato e proposto negli scritti di diversi autori, e ne emerge un quadro inquietante di un obiettivo preciso: quello inteso alla progressiva sostituzione – fino all’annullamento – della proprietà privata, sostituendola con l’uso precario dei beni, dati in concessione, non in forma gratuita, dai padroni del mondo che, in cambio, promettono all’umanità un avvenire di “giustizia ecologica”. Un esproprio universale di ogni proprietà, da parte non del Comunismo, come si temeva un tempo, ma di un nuovo potere capitalistico finanziario mondiale.
Un mondo per così dire “in affitto”: dalla casa all’automobile, fino all’ultimo degli elettrodomestici. Il libro legge la realtà attuale aderendo all’idea, da Bauman in poi declinata in vari modi, secondo cui l’umanità sta vivendo un passaggio epocale. Dalla modernità solida, ormai alle nostre spalle, transitando verso la postmodernità liquida. Un mare ignoto, dice Copertino, rispetto al quale gli strumenti di orientamento finora usati – quelli del vecchio razionalismo occidentale di matrice illuminista – non funzionano più.
Tutto ciò sul piano meramente terreno, mentre in termini escatologici siamo di fronte all’ennesimo caso di hybris, quell’umana tracotanza che pretende di estromettere Dio mettendo al suo posto l’uomo stesso. Un processo “a tenaglia”: sul piano economico-sociale e sul piano spirituale.
Il modello sociale verso il quale stiamo procedendo a grandi passi, afferma l’autore, è quello del Great Reset sostenuto dai rappresentanti del Nuovo Ordine Mondiale. Consiste in un ampio processo di concentrazione capitalistica su scala globale, un vero e proprio esproprio progressivo, a danno delle classi medie. Sono le linee guida indicate dal World Economic Forum, capofila del Nuovo Ordine Mondiale, intese come un modo per sostituire la proprietà privata con forme di leasing e di sharing dei beni prodotti dalle grandi multinazionali e dei servizi concessi dalle stesse.
Nel libro si citano a questo proposito alcune eloquenti dichiarazioni di Ida Auken, già ministro dell’Ambiente della Danimarca, la quale, in un saggio che immagina il nostro modo di vivere nel 2030, una data non casuale ma corrispondente con quella della celebre Agenda, scrive: “Benvenuti nella mia città, o dovrei dire la nostra città. Non possiedo nulla. Non ho un’auto. Non ho una casa. Non posseggo alcun elettrodomestico o vestito. Potrei sembrarvi strana, ma tutto ciò ha perfettamente senso per noi in questa città. Tutto ciò che voi considerate un prodotto ora è diventato un servizio. Abbiamo accesso ai trasporti, agli alloggi, al cibo e a tutto ciò di cui abbiamo bisogno nelle nostre vite quotidiane. Poco per volta, tutte queste cose sono diventate gratuite, quindi non ha senso per noi averne tante”.
Questo progetto di ristrutturazione socio economico ha scelto una parola magica per rendersi accettabile: “capitalismo inclusivo”. L’inclusività è appunto una parola chiave per ottenere la collaborazione, se non la connivenza, della gerarchia della chiesa cattolica. Una parola magica perché sa molto di progressismo, di egualitarismo, di aiuto ai più poveri, ma è un colossale inganno.
Anzi: i poveri aumenteranno esponenzialmente, per lo spogliamento delle classi medie. Anche in questo caso la chiesa cattolica si sta drammaticamente allontanando da una dottrina tradizionale ben fondata. La chiesa, pur mettendo in guardia dalle forme estreme di egoismo e accumulazione, fin dall’enciclica Rerum Novarum, ha sempre difeso la proprietà privata come un diritto da cui dipende la dignità della persona.
Ma oggi anche gli uomini di chiesa sembrano obnubilati dalla distopia sostenuta e propagandata dai profeti del Nuovo Ordine Mondiale, alla quale si affianca, come necessario complemento, il Nuovo Culto Mondiale, debitamente unificato, normalizzato e reso funzionale a tutto il resto.
Ciò che vale per i beni vale anche per il lavoro: addio posto fisso, addio stabilità. Tutto deve essere transeunte, mobile, liquido. Da diritto che era, il lavoro deve diventare concessione, benignamente erogata dall’altro, secondo tempi e modi rispetto ai quali il comune mortale non può e non deve dire nulla. Non fossilizzarsi, non limitare gli orizzonti, non restare ancorati a vecchi modelli: questa la favola raccontata dai profeti del Nuovo Ordine Mondiale.
Ma, dietro tutto ciò, non è difficile intravvedere nuove forme di sfruttamento e di controllo, ovviamente funzionali ai progetti e ai profitti di coloro che si meritano pienamente il titolo di oligarchi, oggi curiosamente attribuito solo a chi ha il passaporto russo. Sono questo oligarchi, o illuminati, oppure ottimati, che si sono attribuiti il compito di guidare il mondo. (che non sono solo russi degli “illuminati”, i pochi ottimati che hanno attribuito a loro stessi il compito di guidare le masse. Per il nostro bene, ça va sans dire.
La nuova realtà non può non coinvolgere la politica, e alcuni sintomi della situazione che si va delineando li abbiamo vissuti in questi ultimi due anni “pandemici”, quando i diritti fondamentali della persona sono stati sospesi in nome del “bene comune” e sulla base di atteggiamenti paternalistici che hanno nascosto un sostanziale autoritarismo.
E anche in questo caso occorre riflettere sulla frequenza con cui l’esecutivo ha usato il verbo “concedere”. Ciò che prima era diritto inalienabile è diventato concessione. E infine, il Nuovo Ordine Mondiale si è impossessato delle tecnologie, per realizzare quel transumanesimo che, postulando il superamento dell’umano anche attraverso l’ibridazione del patrimonio genetico ci espropria del nostro stesso corpo esponendoci a ulteriori forme di controllo e condizionamento. Questo libro costituisce una riflessione lucida, senza cedere al catastrofismo, ma per risvegliarsi dall’ipnosi della ragione e affrontare le scelte decisive che ci attendono qui e ora.
Paolo Gulisano