Archivi categoria: Ricognizioni

L’invenzione del vero, libri antichi e nuovi – Lorenzo Castellani: “Eminenze grigie”

“Davanti a ogni camera del potere diretto si forma un’anticamera di influssi e poteri indiretti, un accesso all’orecchio del potente, un corridoio verso la sua anima. Non c’è potere umano che non abbia questa anima e questo corridoio”. Le parole del grande giurista e politologo tedesco Carl Schmitt danno il là a Eminenze grigie. Uomini all’ombra del potere (Liberilibri, pag. 168, 16 euro), intrigante e orinale libro scritto da Lorenzo Castellani, docente di Storia delle Istituzioni Politiche alla LUISS di Roma.

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L’invenzione del vero, libri antichi e nuovi – Siobhan Nash-Marshall: “George”

San Giorgio è uno dei più importanti santi della storia della Chiesa, anche se venne bistrattato pesantemente dal Concilio Vaticano II e, al riguardo, il grande scrittore Eugenio Corti ebbe a scrivere pagine memorabili. Il suo nome in greco significa “contadino”, ma il santo con questo nome divenne il simbolo per eccellenza della milizia cavalleresca, di colui che affronta coraggiosamente il Male, rappresentato dal drago. Il cavaliere è colui che lo diventa, magari partendo dalla condizione di contadino, di colui che ha i piedi per terra, che conosce e ama e difende la terra.

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L’invenzione del vero, libri antichi e nuovi – Geroge Orwell: “1984”

Negli ultimi tre anni si è parlato molto di distopie, di incubi che si avviano purtroppo a divenire realtà, superando l’immaginazione romanzesca. Il capostipite indiscusso di questa narrativa di anticipazione, delle utopie negative, è indubbiamente 1984 dell’inglese George Orwell. Il titolo 1984 era un piccolo espediente letterario: l’inversione delle ultime due cifre, in quanto scritto nel 1948. La storia ci mostra uno scenario di mondo futuro dominato da un totalitarismo cupo, terribile, molto simile allo stalinismo ma, in qualche modo, anche ai fascismi, una sorta di sintesi di quelli che erano stati i totalitarismi dominanti negli anni Trenta.

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L’invenzione del vero, libri antichi e nuovi – Fabio Franceschetti: “La contessa di ferro”

Una delle forme narrative più piacevoli e intriganti è quella del romanzo storico. E più il periodo storico è antico, più c’è spazio per la fantasia, che non è mai un male. Negli scorsi anni è stato pubblicato un romanzo decisamente intrigante, in particolare per il fatto di essere un’opera di esordio. La Contessa di ferro (Mimep-Docete, 560 pagine, 14 euro) è un vero e proprio romanzo cavalleresco, di cui è autore Fabio Franceschetti, piacentino, quarantenne, pedagogista, appassionato lettore di grande narrativa, da Dante a Tolkien e Lewis, ma anche studioso della Bibbia e in tale veste definisce i due Libri di Samuele dell’Antico Testamento i primi grandi poemi “cavallereschi” della civiltà giudaico-cristiana.

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L’invenzione del vero, libri antichi e nuovi – Julien Green: “Non c’è domani”

Tra le varie forme di narrativa, una delle più particolari, antiche e affascinanti è il teatro. Fin dai tempi degli antichi greci è esistita la rappresentazione teatrale, ovvero una sorta di drammatizzazione delle vicende umane, dei sentimenti, delle virtù e dei mali che si agitano nel cuore umano.

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In ricordo di Cesare Cavalleri, editore & gentiluomo

Direttore delle edizioni Ares e della rivista “Studi cattolici”, Cesare Cavalleri è uno dei pochi, pochissimi, intellettuali di razza che il cattolicesimo italiano abbia conosciuto nel dopoguerra. Il fatto che sia morto ieri, nella sua Milano adottiva, non riesce a inibirmi nelpreferire il presente “è” invece che il passato “è stato”: perché, se non bastasse la sua adamantina levatura, ma da sola comunque basta, il confronto con il panorama attuale ci fa comprendere il valore della sua intelligenza, che lui ha sempre preferito esercitare un’ottava sotto il clamore generale. Dopo il ricordo di Aldo Maria Valli, pubblichiamo quello di Paolo Gulisano (a.g.)

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L’invenzione del vero, romanzi antichi e nuovi – R.L. Stevenson: “Il Signore di Ballantrae”

Il 30 Novembre, sant’Andrea, la Scozia celebra il proprio Santo Patrono. Si tratta anche di una sorta di Indipendence Day, in cui il piccolo e glorioso Paese rimarca la propria identità (la Croce di sant’Andrea è la bandiera della Scozia) e il proprio anelito alla libertà. Per ricordare questa terra e questa causa, vogliamo proporre la rilettura di un’opera di uno dei più grandi scrittori scozzesi, Robert Louis Stevenson: The Master of Ballantrae. Forse non è l’opera più famosa dell’autore di Dottor Jekyll e Mister Hyde e dell’Isola del Tesoro, ma è un romanzo di avventura arricchito di profonde analisi psicologiche che è ambientato in uno dei periodi più drammatici della storia scozzese: la perdita – nel corso del XVIII secolo – dell’indipendenza.

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L’invenzione del vero, romanzi antichi e nuovi – Guido Cervo: “I centurioni del Malabar”

Leggo i romanzi di Guido Cervo da molti anni, da quando mi furono consigliati da un amico che non c’è più, il professor Enzo De Canio, intellettuale dalla sterminata cultura. Enzo mi parlò di questo scrittore suo concittadino e collega (Cervo vive e lavora a Bergamo, dove ha svolto la professione di docente di Diritto ed Economia presso le scuole superiori) come di un autore di libri avvincenti, ma allo stesso tempo documentatissimi, esito di ricerche storiche approfondite, che portano alla ricostruzione di affascinanti ambientazioni e scenari, teatro di eventi riguardanti importanti personaggi storici, cui si intrecciano trame nate dalla fantasia dell’autore.

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L’invenzione del vero, romanzi antichi e nuovi – Tolkien: “Il Silmarillion”

Con questo articolo dedicato al Silmarillion, Paolo Gulisano inizia una serie di letture e riletture dedicate al bello scrivere e al bel pensare che diventano grande narrativa. Il Silmarillion di Tolkien, che Gulisano definisce “la storia di tutte le storie”, per il suo respiro epico di romanzo delle origini, è una suggestiva scelta per muovere il primo passo nel nostro itinerario.

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Benvenuti nell’inferno della “Quarta rivoluzione industriale”

C’è una frase che mi tocca ripetere spesso, quando vengo interpellato su quando finirà l’emergenza pandemica e quando si potrà tornare a vivere “come prima”. La risposta che purtroppo devo dare è questa: “nulla sarà più come prima”.

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