Archivi categoria: Gran Bretagna

DALLA SCOZIA UNA LEZIONE DI CIVILTA’

bandiera scozzeseIl referendum con cui il popolo scozzese ha scelto di rimanere nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord è stato un episodio di valore politico e culturale estremamente importante, Vale la pena soffermarsi su qualche riflessione, a beneficio del lettore italiano che negli ultimi giorni ha ricevuto una serie di informazioni molto spesso approssimative dal punto di vista storico. Per molti italiani, inoltre, la Scozia è ancora un paese esotico ed eccentrico dove gli uomini portano una gonna chiamata kilt e trangugiano whisky.

Cominciamo con il dire che dalla Scozia è arrivata una straordinaria lezione di civiltà: il referendum non riguardava questioni marginali o di lana caprina come spesso siamo abituati in Italia a dover decidere, ma era una domanda da far tremare i polsi e lacerare le coscienze: vuoi che questo paese torni ad essere indipendente, con tutti i rischi che questa scelta comporterà, o vuoi continuare a far parte dello Stato britannico, uno Stato in cui quasi tutti gli scozzesi, anche quelli che hanno votato no, si trovano a disagio? La domanda in apparenza era semplice, e se le conseguenze fossero state altrettanto semplici (ce ne andiamo, è stato bello finché è durato, arrivederci e grazie) oggi festeggeremmo una Scozia indipendente. Ma il mondo della politica è molto più complesso.

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RISULTATO REFERENDUM SCOZIA/ Un No che fa vincere banche e salotti buoni

bandiera scozzeseDiceva il grande scrittore americano John Steinbeck che “la causa della Scozia non è una causa persa. E’ una causa ancora non vinta”. Dalle urne è uscito questo esito, che vede il sogno di libertà di questa antica nazione europea ancora rimandato. Un sogno che verrà ancora coltivato, nonostante l’amarezza di aver visto prevalere la paura. A forza di minacce sulle possibili conseguenze dell’indipendenza il risultato è stato ottenuto. . .

Negli ultimi giorni l’impegno dei media britannici è stato massiccio, senza precedenti. Sembrava quasi che la Britannia fosse tornata indietro di secoli, alla minaccia di invasione dell’Invincibile Armada spagnola che avrebbe portato con sé nell’isola le tenebre del cattolicesimo, o ai giorni della Battaglia d’Inghilterra del 1940, con gli indipendentisti scozzesi al posto dei Messerschmitt e degli Stukas tedeschi. Un clima surreale, diverso dalla tranquilla allegria delle manifestazioni indipendentiste. Un clima di pressione psicologica che ha ottenuto l’obiettivo che si era prefisso. Ma se la assoluta determinazione inglese a mantenere sotto il proprio controllo quella che fu la prima conquista dell’Impero Britannico, un trofeo che non doveva sparire dal salotto buono, è stato sorprendente vedere l’impegno profuso in Italia dai sostenitori dell’unionismo britannico.

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Scozia, un Sì è per sempre

Scotland - yesÈ giunto il giorno fatidico, lungamente atteso da oltre trecento anni. Oggi il popolo della Scozia è chiamato a scegliere se continuare a restare parte del Regno Unito o tornare ad essere una nazione, come era stata per quasi un millennio, fino al 1707, l’anno in cui un parlamento scozzese corrotto e venduto agli inglesi votò l’Atto di Unione, la legge con la quale la Scozia cessava di essere una nazione libera ed indipendente. A partire dal 1 marzo di quell’anno, definito dai patrioti scozzesi annus horribilis, l’intera isola britannica ricadde sotto un unico governo, quello di Londra. Fu il momento più oscuro della storia della nazione, in cui essa stessa, per volontà della maggioranza dei propri rappresentanti politici e dell’aristocrazia, rinunciava alla propria libertà consegnandola agli inglesi in cambio di vantaggi economici – peraltro riservati ad una ristretta oligarchia.

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Se il Regno Unito si divide

A United Kingdom, British Flag on an Old Grunge Brick WallDomani si vota il referendum per l’indipendenza della Scozia. Il governo Cameron si è reso conto, all’ultimo, che i secessionisti possono vincere realmente. E allora si sta spendendo in un tour de force di retorica, a volte anche controproducente. Come quando ha paragonato il Regno Unito a una “famiglia” indivisibile, proprio nella patria del divorzio, la terra di Enrico VIII. Chesterton, a suo tempo, difendeva l’indipendentismo scozzese e delle altre patrie del Regno Unito. Ma per gli inglesi la perdita della Scozia, dopo tre secoli di unione, sarebbe uno shock culturale ed emotivo. Perché questa grande fetta di terra nordica, la più povera della Gran Bretagna, abitata da pochi milioni di scozzesi, è così importante per Londra?

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IL CASO/ La “nuova” Scozia e quell’indipendenza che Londra non vuole

Scotland - yesCon la conclusione dei Giochi del Commonwealth tenutisi in queste settimane a Glasgow, una sorta di Olimpiade dei paesi dell’ex Impero Britannico, la Scozia può ora tornare a concentrarsi interamente sull’evento politico dell’anno, e forse del secolo: il referendum per l’indipendenza dal Regno Unito. Il referendum, atteso da anni dagli indipendentisti, avrà luogo il 18 settembre. Manca quindi poco più di un mese, e la campagna tra i sostenitori dell’indipendenza e i fautori del mantenimento dello statu quo entra ora nel vivo, e la battaglia si svolge senza esclusioni di colpi.

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EUTANASIA/ Chi praticherà il suicidio assistito alla Chiesa di Inghilterra?

Western facade of Westminster Abbey with Westminster Column in LondonA Londra, a poche settimane dalla chiusura estiva dei lavori del Parlamento, sta per entrare nel vivo il dibattito sulla legge che potrebbe portare in Inghilterra e Galles alla legalizzazione del suicidio assistito. Inghilterra e Galles, perché come conseguenza della Devolution la Scozia e l’Irlanda del Nord legiferano autonomamente su materie come questa. A Londra e a Edimburgo dunque sono pronti per essere dibattuti due diversi disegni di legge, dove quello scozzese sarà anche più permissivo di quello inglese, e che sarà dibattuto sull’onda dell’emozione della morte della sua relatrice, la parlamentare Margo McDonald, malata di Parkinson.

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LETTURE/ Tolkien e il Beowulf: quel mostro in noi che insidia la virtù

DragonIn Gran Bretagna è uscita in questi giorni una nuova edizione dell’antico Beowulf nella versione di J.R.R. Tolkien. Il Beowulf, opera di autore anonimo, di datazione incerta (si oscilla tra la metà del VII e il IX secolo), è il più antico testo poetico lungo scritto in lingua volgare europea, l’unica epica compiuta delle letterature germaniche antiche e infine il più importante testo della letteratura anglo-sassone.

Tolkien, professore di Filologia ad Oxford, vi dedicò lunghi studi, e non solo: potremmo considerare il Beowulf l’opera che più ispirò la sua poetica. Questa pubblicazione quindi non va considerata un’operazione meramente commerciale, con cui andare a raschiare il fondo del barile della produzione tolkieniana, ma un apporto fondamentale per comprendere a fondo la visione artistica e filosofica dell’autore del Signore degli Anelli.

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GRAN BRETAGNA/ Quella lotta tra anima cristiana e pensiero unico

A United Kingdom, British Flag on an Old Grunge Brick WallLeggendo della mobilitazione intellettuale che a Londra ha fatto seguito alle parole con cui il premier Cameron ricordava la lapalissiana evidenza che l’Inghilterra è un paese cristiano, mi sono chiesto quando verrà indetto un referendum per l’abolizione della Union Jack, la bandiera nazionale del Regno Unito. Sarebbe un atto di coerenza: come si fa ad avere un vessillo dove campeggiano ben tre croci, ognuna rappresentante un santo patrono e il relativo Paese? La croce di San Giorgio per l’Inghilterra, la croce di Sant’Andrea per la Scozia e la croce di San Patrizio per l’Irlanda. Un coacervo insopportabile, per una mentalità moderna, secolare, progressista come quella degli intellettuali che hanno protestato contro Cameron, tra cui Terry Pratchett e Philip Pullman, gli esponenti di punta della Fantasy ateistica, gli anti-Lewis e anti-Tolkien per eccellenza.

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ELISABETTA A ROMA/ Se Chesterton si mette tra papa Francesco e la regina

Fotolia Elisabetta IIElisabetta II d’Inghilterra nella sua lunga vita ha avuto occasione di incontrare ben cinque papi. Una circostanza singolare per colei che oltre che essere sovrana del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, è anche capo della Chiesa d’Inghilterra, nata quasi cinque secoli orsono dal drammatico scisma di Enrico VIII che diede inizio ad una lunghissima stagione di persecuzione dei cattolici in quella che era stata per tutto il Medioevo la perla della Cristianità.

Nel corso del suo regno, Elisabetta ha visto per ben due volte l’arrivo di un papa sul suolo britannico: nel 1982 con Giovanni Paolo II e nel 2009 con Benedetto XVI che si recò personalmente a beatificare il grande John Henry Newman. Due viaggi che erano stati oggetto di attese catastrofiche: papa Ratzinger andò in Scozia e in Inghilterra mentre le polemiche sulla pedofilia del clero erano ai loro massimi livelli. Il papa della mitezza incantò gli inglesi, utilizzando il metodo di Newman a lui tanto caro: fede e ragionevolezza, e un cuore capace di parlare ad altri cuori.

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Festival della Fede: “Fede e letteratura inglese”

2014_logo_dataFdF-300x277Dal 27 febbraio al 2 marzo si terrà a Garbagnate la seconda edizione del «Festival della fede». Conferenze, spettacoli, mostre, tavole rotonde, incontri e convivialità convocheranno le quattro parrocchie della Comunità pastorale «Santa Croce» di Garbagnate Milanese, promotrice dell’iniziativa. Il progetto, sostenuto dal Comune, dal Circolo Acli, dall’Azienda ospedaliera «G. Salvini» di Garbagnate e dalla Asl Milano 1, è coordinato dal gruppo «La Piazza – incontri culturali».

Giovedì 27 Febbraio alle ore 21 presso il Virginia Palace Hotel incontro con Paolo Gulisano sul tema FEDE E LETTERATURA INGLESE

Info: www.festivaldellafede.it