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“ANGLICANA ECCLESIA LIBERA SIT”

IL CENTRO CULTURALE CATTOLICO “BENEDETTO XVI” – MONZA PRESENTA

Conferenza di Storia Inglese

“ ANGLICANA ECCLESIA LIBERA SIT”
– dalla Magna Charta ad Elisabetta Tudor La Grande –

RELATORE:
Prof.ssa ELISABETTA SALA, Ordinaria di Lingua e Letteratura Inglese nei Licei Statali.

INTERVIENE:
Dott.PAOLO GULISANO, Studioso di Letteratura Inglese, Saggista e Scrittore

CONDUCE:
Acc. MANUEL VIGANO’, Accademico Associato dell’Accademia Tiberina di Roma e Presidente del Centro Culturale ”Benedetto XVI” in Monza.

Figli con tre genitori: quando lo scienziato gioca a fare Dio

fecondazione artificialePer i nuovi prometei non si tratta più di conoscere l’uomo, ma di ricostruirlo, reinventarlo, anche se l’esito può essere mostruoso

E’ possibile disporre totalmente della vita umana? Quali sono i limiti degli interventi delle tecnologie biomediche? Il dibattito sulla fecondazione artificiale, se non addirittura la clonazione, è sempre vivo e vivace, in particolare nel momento in cui il Parlamento Britannico, come accade in questi giorni, decide di legalizzare un’innovativa tecnica di manipolazione genetica che è la cosiddetta “donazione mitocondriale”. La stampa l’ha presentata come “un figlio che nasce da tre genitori”. Le cose, semplificando, stanno esattamente così. Si prende del materiale genetico di un uomo e di due donne, una delle quali portatrice di difetti genetici, e in vitro si riesce a produrre un embrione che di fatto ha tre genitori. Si tratta di una tecnica sperimentata proprio in Inghilterra, nell’Università di Newcastle, e che lascia perplessi moltissimi scienziati, tant’è che negli Stati Uniti è stata proibita. Si teme infatti che le persone nate con questa tecnica, e che possono essere definiti “esseri umani geneticamente modificati”, possano avere malattie, possano avere più facilmente malattie neoplastiche e così via. Il Parlamento Britannico, con in testa il premier Cameron, ha tuttavia voluto questa legge pionieristica e spregiudicata, esito della cultura dominante intrisa di liberalismo e emotivismo etico: come si fa a negare un figlio sano a dei genitori che lo desiderano?

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Conversione e missione di Robert Hugh Benson

Giornale del Popolo – Quotidiano della Svizzera italiana

Domenica 7 dicembre 2014

Lo scrittore e sacerdote ricordato a cent’anni dalla morte.

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Robert Hugh Benson, nato il 18 novembre 1871 e morto il 19 ottobre 1914.

Cento anni fa moriva a Salford, presso Manchester, Robert Hugh Benson, una delle figure più straordinarie dell’Inghilterra di fine ‘800 e di inizio ‘900, un convertito che aveva seguito le orme del cardinale Newman ed era approdato all’antica Fede dei padri che la Britannia un tempo fidelis, un tempo perla della Cristianità Medievale, aveva abbandonato e perseguitato con sistematica ferocia.

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“Il Padrone del Mondo”

IL CENTRO CULTURALE CATTOLICO “BENEDETTO XVI” – MONZA organizza:

Conferenza di letteratura inglese dal titolo: ” IL PADRONE DEL MONDO” di Robert H. Benson. il libro preferito da Papa Francesco: tra Utopia e Profezia

Relatore: Prof. LUCA FUMAGALLI, Docente e Saggista

Interventi introduttivi:

Dott. PAOLO GULISANO, Studioso di Letteratura Inglese, Scrittore e Saggista

Prof. ANDREA SCIFFO, Docente, Poeta e Saggista

Conduce: Acc. MANUEL VIGANO’, Accademico Associato Accademia Tiberina-Roma e Presidente del Centro Culturale”Benedetto XVI”-Monza

 

LETTURE/ Benson, la salvezza “viene” col Papa

salfordCento anni fa moriva a Salford, presso Manchester, Robert Hugh Benson, una delle figure più straordinarie dell’Inghilterra di fine ‘800 e di inizio ‘900, un convertito che aveva seguito le orme del cardinale Newman ed era approdato all’antica Fede dei padri che la Britannia un tempo fidelis, un tempo perla della Cristianità Medievale, aveva abbandonato e perseguitato con sistematica ferocia.

La vicenda umana e l’opera di Benson è raccontata per la prima volta in Italia dalla biografia di un giovane studioso, Luca Fumagalli, il cui volume Robert Hugh Benson sacerdote, scrittore, apologeta edito da Fede & Cultura è appena arrivato nelle librerie.

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DALLA SCOZIA UNA LEZIONE DI CIVILTA’

bandiera scozzeseIl referendum con cui il popolo scozzese ha scelto di rimanere nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord è stato un episodio di valore politico e culturale estremamente importante, Vale la pena soffermarsi su qualche riflessione, a beneficio del lettore italiano che negli ultimi giorni ha ricevuto una serie di informazioni molto spesso approssimative dal punto di vista storico. Per molti italiani, inoltre, la Scozia è ancora un paese esotico ed eccentrico dove gli uomini portano una gonna chiamata kilt e trangugiano whisky.

Cominciamo con il dire che dalla Scozia è arrivata una straordinaria lezione di civiltà: il referendum non riguardava questioni marginali o di lana caprina come spesso siamo abituati in Italia a dover decidere, ma era una domanda da far tremare i polsi e lacerare le coscienze: vuoi che questo paese torni ad essere indipendente, con tutti i rischi che questa scelta comporterà, o vuoi continuare a far parte dello Stato britannico, uno Stato in cui quasi tutti gli scozzesi, anche quelli che hanno votato no, si trovano a disagio? La domanda in apparenza era semplice, e se le conseguenze fossero state altrettanto semplici (ce ne andiamo, è stato bello finché è durato, arrivederci e grazie) oggi festeggeremmo una Scozia indipendente. Ma il mondo della politica è molto più complesso.

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RISULTATO REFERENDUM SCOZIA/ Un No che fa vincere banche e salotti buoni

bandiera scozzeseDiceva il grande scrittore americano John Steinbeck che “la causa della Scozia non è una causa persa. E’ una causa ancora non vinta”. Dalle urne è uscito questo esito, che vede il sogno di libertà di questa antica nazione europea ancora rimandato. Un sogno che verrà ancora coltivato, nonostante l’amarezza di aver visto prevalere la paura. A forza di minacce sulle possibili conseguenze dell’indipendenza il risultato è stato ottenuto. . .

Negli ultimi giorni l’impegno dei media britannici è stato massiccio, senza precedenti. Sembrava quasi che la Britannia fosse tornata indietro di secoli, alla minaccia di invasione dell’Invincibile Armada spagnola che avrebbe portato con sé nell’isola le tenebre del cattolicesimo, o ai giorni della Battaglia d’Inghilterra del 1940, con gli indipendentisti scozzesi al posto dei Messerschmitt e degli Stukas tedeschi. Un clima surreale, diverso dalla tranquilla allegria delle manifestazioni indipendentiste. Un clima di pressione psicologica che ha ottenuto l’obiettivo che si era prefisso. Ma se la assoluta determinazione inglese a mantenere sotto il proprio controllo quella che fu la prima conquista dell’Impero Britannico, un trofeo che non doveva sparire dal salotto buono, è stato sorprendente vedere l’impegno profuso in Italia dai sostenitori dell’unionismo britannico.

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Scozia, un Sì è per sempre

Scotland - yesÈ giunto il giorno fatidico, lungamente atteso da oltre trecento anni. Oggi il popolo della Scozia è chiamato a scegliere se continuare a restare parte del Regno Unito o tornare ad essere una nazione, come era stata per quasi un millennio, fino al 1707, l’anno in cui un parlamento scozzese corrotto e venduto agli inglesi votò l’Atto di Unione, la legge con la quale la Scozia cessava di essere una nazione libera ed indipendente. A partire dal 1 marzo di quell’anno, definito dai patrioti scozzesi annus horribilis, l’intera isola britannica ricadde sotto un unico governo, quello di Londra. Fu il momento più oscuro della storia della nazione, in cui essa stessa, per volontà della maggioranza dei propri rappresentanti politici e dell’aristocrazia, rinunciava alla propria libertà consegnandola agli inglesi in cambio di vantaggi economici – peraltro riservati ad una ristretta oligarchia.

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Se il Regno Unito si divide

A United Kingdom, British Flag on an Old Grunge Brick WallDomani si vota il referendum per l’indipendenza della Scozia. Il governo Cameron si è reso conto, all’ultimo, che i secessionisti possono vincere realmente. E allora si sta spendendo in un tour de force di retorica, a volte anche controproducente. Come quando ha paragonato il Regno Unito a una “famiglia” indivisibile, proprio nella patria del divorzio, la terra di Enrico VIII. Chesterton, a suo tempo, difendeva l’indipendentismo scozzese e delle altre patrie del Regno Unito. Ma per gli inglesi la perdita della Scozia, dopo tre secoli di unione, sarebbe uno shock culturale ed emotivo. Perché questa grande fetta di terra nordica, la più povera della Gran Bretagna, abitata da pochi milioni di scozzesi, è così importante per Londra?

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IL CASO/ La “nuova” Scozia e quell’indipendenza che Londra non vuole

Scotland - yesCon la conclusione dei Giochi del Commonwealth tenutisi in queste settimane a Glasgow, una sorta di Olimpiade dei paesi dell’ex Impero Britannico, la Scozia può ora tornare a concentrarsi interamente sull’evento politico dell’anno, e forse del secolo: il referendum per l’indipendenza dal Regno Unito. Il referendum, atteso da anni dagli indipendentisti, avrà luogo il 18 settembre. Manca quindi poco più di un mese, e la campagna tra i sostenitori dell’indipendenza e i fautori del mantenimento dello statu quo entra ora nel vivo, e la battaglia si svolge senza esclusioni di colpi.

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